WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Ricerca, soluzioni, servizi per privati e aziende
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Identificazione di specie vegetale, animale e batterica
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Identificazione di cultivar di uva e vite
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Servizi di diagnostica per l'avifauna
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Servizio di analisi dell'acqua
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Consulenza scientifica e R&D
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com
WhatsApp Image 2023-03-09 at 11.28.26
FEM2-Ambiente
Analisi su pre o probiotici
+39 02 6448 3375 | info@fem2ambiente.com

Il Protocollo di Nagoya e il Regolamento ABS per la tutela delle risorse genetiche.

Sei anni fa, il 12 ottobre 2014, entrava in vigore il Protocollo di Nagoya, un importante strumento legislativo teso a combattere la biopirateria, sottoscritto ad oggi da oltre 100 partecipanti, tra cui l’Unione Europea e numerosi Stati Membri. Di cosa si tratta esattamente?

Princìpi

Il Protocollo di Nagoya, parte della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) riconosce agli stati nazionali la piena sovranità sulle proprie risorse genetiche (cioè animali, piante, microrganismi e le conoscenze tradizionali a questi associati) e si propone di regolarne l’accesso da parte di enti stranieri. Impone che l’utilizzo di queste risorse rispecchi il principio dell’Access and Benefit Sharing (ABS), cioè benefici equamente sia l’utilizzatore che il Paese fornitore.

Con il termine di utilizzo il Protocollo definisce qualsiasi attività di ricerca e sviluppo sulla composizione genetica e/o biochimica delle risorse genetiche, anche attraverso l’applicazione della biotecnologia

Rientra quindi nel campo di applicazione del Protocollo anche l’esportazione ai fini della ricerca accademica di base, mentre restano escluse quelle risorse esportate come commodities o per utilizzi già riconosciuti e stabiliti.

I pilastri del Protocollo

Il Protocollo si basa su due pilastri legislativi: regolamentazione dell’accesso e monitoraggio dell’utilizzo.

Da un lato sono predisposti due principali strumenti per regolamentare l’accesso: i PIC (Prior Informed Consent), permessi scritti chiari e trasparenti rilasciati dalle autorità competenti del paese fornitore e i MAT (Mutually Agreed Terms), accordi che disciplinano nel dettaglio i termini dell’accesso e dell’utilizzo della risorsa, così come la natura e l’entità dei benefici da corrispondersi al Paese fornitore. 

Dall’altro lato il Protocollo obbliga i suoi firmatari a stabilire misure sull’utilizzo, ovvero leggi, norme amministrative ed altro per garantire il rispetto da parte degli utilizzatori delle regole stabilite dai Paesi fornitori.

Il Regolamento ABS

L’Unione Europea ha recepito il Protocollo con il Regolamento (UE) 511/2014 del 9 giugno 2014, noto anche come Regolamento ABS. Questo Regolamento prescrive l’obbligo della dovuta diligenza per gli utilizzatori riguardo la legittimità dell’utilizzo delle risorse e un sistema di controlli per certificarla.

Il panorama italiano

Il Protocollo di Nagoya e il Regolamento ABS hanno ricadute su un’ampia platea di attori economici afferenti a settori disparati: dal farmaceutico al vivaistico, dall’ittico al biotecnologico. Una ricerca di Unioncamere ha censito 1153 società che operano con risorse genetiche, con un 10% direttamente coinvolte in attività di ricerca e sviluppo ed un fatturato complessivo di 85 miliardi di euro.

Questa ricchezza si scontra con la necessità di adempiere ad obblighi giuridici e burocratici molto impegnativi e complessi, limitando di fatto lo scambio e l’accesso alle risorse. La situazione italiana è ulteriormente complicata dalla mancata ratifica del Protocollo di Nagoya da parte del nostro Paese.

Queste complessità evidenziano la necessità di intermediari e consulenti in grado di guidare le aziende nell’accesso alle risorse genetiche.