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Proteggere la Biodiversità: la rivoluzione del DNA Ambientale

Il 22 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale della Biodiversità, un’occasione importante per riflettere sull’importanza della varietà di vita sul nostro pianeta. Questo mese non potevamo che dedicare il nostro articolo di approfondimento proprio a questo tema cruciale. 

Il delicato equilibrio degli ecosistemi terrestri è sempre più minacciato dai cambiamenti ambientali globali. Per salvaguardare la straordinaria varietà della vita sulla Terra, la biodiversità, è cruciale capire a fondo come le diverse specie interagiscono tra loro e con l’ambiente che le circonda. Solo una conoscenza approfondita di questi complessi meccanismi, e di come essi cambiano nel tempo e nello spazio, può guidare decisioni efficaci e azioni rapide per la conservazione.

In questo scenario, emerge un campo di ricerca in rapida espansione: lo studio del DNA ambientale, spesso abbreviato con l’acronimo eDNA. Immaginate di poter “fotografare” la presenza di diverse forme di vita analizzando semplicemente tracce genetiche rilasciate nell’ambiente, come acqua, suolo o persino aria. Questo è il principio alla base dell’eDNA. A differenza del DNA che si estrae direttamente da un organismo, l’eDNA è un “mix” di materiale genetico proveniente da tutte le creature che vivono in un determinato luogo. Questo DNA viene rilasciato attraverso processi naturali come la perdita di cellule, le secrezioni, i residui biologici o la decomposizione.

L’analisi dell’eDNA apre prospettive inedite per “scoprire” quali specie popolano un ecosistema, anche quando non riusciamo a vederle direttamente. Questo strumento si rivela prezioso per:

  • Stimare la ricchezza di specie: Possiamo censire la biodiversità in modo più completo, individuando anche specie rare o difficili da osservare con i metodi tradizionali.
  • Rilevare specie invasive: L’eDNA permette di identificare precocemente l’arrivo di specie “aliene” che potrebbero danneggiare gli ecosistemi locali, consentendo interventi tempestivi per contenerne la diffusione.
  • Comprendere le interazioni ecologiche: Analizzando il DNA presente, possiamo ottenere informazioni su chi vive con chi e, potenzialmente, su come le specie interagiscono all’interno di un ambiente.
  • Conservare la fauna selvatica: L’eDNA è particolarmente utile per monitorare specie minacciate o in pericolo di estinzione, fornendo dati cruciali per la loro protezione.

La tecnologia dell’eDNA è in continua evoluzione e si basa principalmente su due approcci:

  • Analisi monospecifica (DNA barcoding): Questa tecnica è mirata all’identificazione di una singola specie di interesse, come un “codice a barre” genetico. Conoscendo il DNA specifico di una specie di interesse si possono sviluppare ad hoc sistemi molecolari di rilevamento.
  • Analisi multispecifica (metabarcoding): Questa metodologia permette di identificare simultaneamente molteplici specie presenti in un campione ambientale, offrendo una visione d’insieme della biodiversità di un ecosistema.

Esempi concreti dell’efficacia dell’eDNA:

Un recente studio condotto in Giappone ha dimostrato l’efficacia dell’eDNA nel monitoraggio della vita acquatica. Analizzando campioni di acqua e sedimenti di un fiume, i ricercatori hanno identificato un numero sorprendentemente maggiore di specie ittiche rispetto a quanto rilevato in passato con metodi di campionamento tradizionali. Questo evidenzia come l’eDNA possa fornire un quadro più completo della biodiversità negli ambienti acquatici.

Un’altra ricerca, condotta nell’arcipelago delle Piccole Antille, un’area con un’alta concentrazione di specie uniche al mondo, ha sviluppato un sistema di allerta basato sull’eDNA per individuare la presenza del gambero rosso australiano (Cherax quadricarinatus). Questa specie invasiva rappresenta una seria minaccia per gli ecosistemi locali. Lo studio ha dimostrato che l’analisi dell’eDNA è un metodo efficace per mappare la diffusione di questo gambero, fornendo uno strumento prezioso per la sua gestione e per la protezione degli habitat nativi.

In conclusione, l’eDNA si sta affermando come uno strumento fondamentale per la protezione della biodiversità. La sua capacità di “vedere” la presenza di specie in modo non invasivo e su vasta scala offre un supporto cruciale per la gestione degli ecosistemi, la conservazione delle specie a rischio e la valutazione dell’impatto delle attività umane sul nostro prezioso Pianeta.

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