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Integratori alimentari vegetali: qualità e sicurezza nel DNA

Tra le diverse tipologie di integratori quelli contenenti piante o estratti di piante (botanicals) sono tra i più apprezzati da parte dei consumatori. La loro origine vegetale li fa apparire come naturali e di conseguenza vengono percepiti come più sicuri.  

Tuttavia l’origine vegetale non è necessariamente sinonimo di sicurezza. In Europa gli integratori alimentari sono riconosciuti come alimenti e, di conseguenza, sono soggetti alla normativa ad essi dedicata. La loro produzione è quindi costituita da controlli rigorosi in particolare sulla qualità delle materie prime.

Saper escludere fenomeni di adulterazione, sofisticazione, sostituzione di specie è fondamentale per garantire un prodotto sicuro e di qualità, soprattutto in un settore costituito da una lunga filiera e in cui circolano piante medicinali provenienti da paesi lontani commercializzate in diverse forme: piante grezze, prodotti essiccati, prodotti macinati, polveri etc.  

Solo grazie ai molteplici e rigorosi controlli e alle nuove metodologie di analisi diventa quindi possibile individuare ed escludere errori più o meno volontari anche in assenza dei tratti morfologici che caratterizzano le diverse specie di piante e la cui mancanza ne rende difficile il riconoscimento anche da parte degli esperti. 

Ad esempio la sostituzione o l’adulterazione di materie prime con altre di un valore inferiore riduce l’efficacia e il potenziale terapeutico di un integratore, con conseguente perdita della fiducia dei consumatori. Inoltre errori in etichetta possono rappresentare un vero potenziale di rischio per la salute dei consumatori.

Dal DNA barcoding all’amplificazione isoterma, gli sviluppi nel settore delle biotecnologie.

Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per lo sviluppo di soluzioni semplici, affidabili, economiche, per un’autenticazione accurata degli integratori a base di erbe da parte del settore delle biotecnologie.

Nel caso di campioni di foglie fresche o di  materiale vegetale essiccato, macinato  o polverizzato la tecnica del  DNA barcoding è stata ampiamente sfruttata e la sua utilità ed efficienza è stata abbondantemente dimostrata con diversi risultati promettenti  nella rilevazione e identificazione di specie vegetali.

Tuttavia, nel caso di prodotti erboristici complessi, altamente trasformati, contenenti sostanze vegetali miste e/o DNA altamente degradato, l’applicazione del DNA barcoding può subire delle limitazioni. Queste possono essere superate grazie all’uso del DNA mini-barcoding, che consente di prendere in analisi segmenti di DNA più piccoli ma sufficientemente discriminanti, permettendo così l’autenticazione anche di prodotti lavorati con un’evidente degradazione del DNA.

Infine con l’obiettivo di semplificare e velocizzare  l’analisi di identificazione/autenticazione di specie sono stati sviluppati approcci innovativi di amplificazione isoterma, in particolare la LAMP, l’HDA e l’RPA.

Queste metodologie abbinate ad una rapida e semplice estrazione del DNA e ad un efficiente metodo di rilevazione dell’amplificazione, rappresentano una perfetta combinazione applicabile a tutti i diversi scenari in cui sono impiegati prodotti di origine vegetale. In questo modo, non solo si abbattono i costi dell’analisi di identificazione genetica ma anche le tempistiche della stessa, rendendo non necessarie le strumentazioni sofisticate presenti in laboratorio e approfondite conoscenze scientifiche. Si apre così la possibilità di sviluppare dei sistemi applicabili a partire dai comparti di controllo qualità aziendali fino al campo di coltivazione, passando per tutti i punti della filiera che si vogliono controllare e verificare.